Wabi e Sabi: Comprendere l'Estetica Giapponese
L’estetica giapponese si sa, è profondamente diversa rispetto a quella occidentale ed è radicata in molteplici aspetti della quotidianità, tanto che quando ci si reca in Giappone, è come fare un salto in un universo parallelo. Diversamente dalle concezioni occidentali, spesso dominate dall’idea di simmetria, perfezione e grandiosità, l’estetica giapponese si sviluppa attorno a principi di semplicità, impermanenza e interazione con la natura, questo anche a causa della diversità dei materiali usati per opere artistiche, utensili ed edifici urbani. Due tra i concetti più significativi di questa filosofia sono il "wabi" e il "sabi", elementi essenziali per comprendere cosa sia considerato bello e prezioso in Giappone.
L’estetica giapponese: una bellezza discreta e imperfetta
In Giappone, la bellezza non è associata solo alla forma o alla funzione, ma si intreccia con i concetti di armonia, naturalezza e transitorietà. Questo approccio si riflette nell’arte, nell’architettura, nella ceramica e persino nella vita quotidiana. Il bello, secondo l’estetica giapponese, non è qualcosa di perfetto, ma piuttosto qualcosa che suggerisce un’emozione o una storia. Il concetto di transitorietà rispecchia la condizione della vita stessa e induce al rispetto nell’uso e nell’ammirazione di ciò che ci circonda. Questo è stato fondamentale per la preservazione della cultura giapponese attraverso i secoli, soprattutto vista la mancanza rovine e reperti in pietra millenari.
In questo contesto si inseriscono i concetti di wabi e sabi, che rappresentano l’apice dell’estetica giapponese tradizionale, particolarmente legata al buddismo zen.
Cosa sono il Wabi e il Sabi?
I termini "wabi" e "sabi" nascono in tempi diversi, ma nel corso dei secoli si sono intrecciati fino a diventare due facce della stessa medaglia.
Origine e significato
Wabi (わび): Originariamente, il termine indicava una condizione di solitudine o povertà, ma con il tempo il suo significato si è trasformato per descrivere la bellezza che si trova nella semplicità e nella modestia. Wabi è legato all’idea di vivere in armonia con la natura, apprezzando ciò che è essenziale e privo di ornamenti superflui. Insomma, l’origine del minimalismo.
Sabi (さび): Questo concetto si riferisce alla bellezza che deriva dall’età e dall’impermanenza. Sabi celebra l’usura del tempo, le superfici corrose, le crepe che raccontano una storia, non solo degli oggetti ma delle persone che hanno interagito con essi.
Insieme, wabi e sabi evocano un senso estetico che celebra l’imperfezione, l’autenticità e la tranquillità che si trovano nelle cose semplici e naturali.
Dove riconoscere l’essenza wabi-sabi
Wabi e sabi trovano espressione in diverse forme d’arte e pratiche giapponesi:
La cerimonia del tè (Chanoyu): Questo rito è una delle manifestazioni più evidenti di wabi-sabi. Le teiere grezze, spesso segnate dal tempo, e i giardini circostanti, curati ma non perfettamente simmetrici, incarnano questi concetti.
La ceramica raku: Ogni pezzo di ceramica è unico, con imperfezioni che lo rendono prezioso. Una tazza raku è l’opposto della perfezione e ripetizione industriale: è autentica, irregolare e viva. Cattura un momento nel tempo, irripetibile e prezioso.
L’architettura tradizionale: Le case giapponesi in legno, con stanze tatami e ampie finestre che si affacciano su giardini minimalisti, riflettono il desiderio di semplicità e connessione con la natura.
Ikebana: L’arte di raffinatezza dei fiori le cui composizioni non sono mai simmetriche e cacofoniche. La semplicità e l’asimmetria portano l’attenzione sui piccoli dettagli di pregio.
L’estetica italiana e il confronto con wabi-sabi
Se nei secoli passati l’estetica giapponese abbracciava la semplicità, in Italia si sviluppava un gusto per il dettaglio, l’opulenza e l’elaborazione decorativa. Questo contrasto è evidente nell’arte, nell’architettura e persino negli oggetti di uso quotidiano.
Arte: Mentre il Giappone prediligeva pitture dai tratti delicati e minimalisti, come nei dipinti su paraventi (byōbu), l’Italia viveva l’esplosione del Rinascimento, caratterizzato da opere ricche di dettagli, prospettive e colori vibranti. L’arte non solo ricercava il bello ma addirittura il divino nel caso dell’arte sacra commissionata dalla Chiesa.
Architettura: I templi giapponesi, costruiti in legno, spesso in armonia con il paesaggio circostante, contrastano con le cattedrali gotiche o barocche italiane, monumentali e riccamente decorate. Roma e Kyoto sono due esempi calzanti: da un lato, la grandiosità e maestosità di Roma, dall’altro l’egenza minimale e ricca di significato di Kyoto. Non a caso le reputo le due città più belle del mondo, sebbene connotate da storia e cultura diverse e quasi opposte.
Oggetti d’uso quotidiano: Dove l’Italia e più in generale l’Europa produceva stoviglie in porcellana finemente decorate o importante argenteria, il Giappone prediligeva utensili funzionali, spesso grezzi e in semplice legno, ma con un’eleganza intrinseca che non distoglieva l’attenzione dal loro fine ultimo.
Questo confronto mette in evidenza due visioni estetiche opposte ma complementari: l’una celebra la grandiosità e la perfezione, l’altra l’intimità e l’imperfezione.
Wabi e sabi oggi: come integrarli nelle nostre vite
Oggi, wabi e sabi non sono solo concetti filosofici, ma influenzano anche il design moderno e lo stile di vita minimalista. Per introdurre queste caratteristiche nella nostra quotidianità, possiamo:
Interior design: Scegliere materiali naturali come legno, pietra e ceramica; prediligere arredi semplici e spazi vuoti, che invitano alla riflessione. Avere ambienti ricchi di orpelli decorativi, a loro volta complessi e dettagliati, rischia di distrarci dall’ammirazione di ciò che è davvero bello. Ridurre materiali industriali come plastica, linoleum, gomma, e laccature lucide oppure oggetti industriali prodotti su larga scala.
Decorazioni e abbigliamento: Apprezzare gli oggetti usurati dal tempo e unici, come una vecchia poltrona o un vaso con crepe riparate con il kintsugi, l’arte giapponese di riparare la ceramica con oro. I mercatini dell’usato e negozi di abbigliamento di seconda mano sono un ottimo posto per ricercare oggetti di questo tipo ma anche scegliere marchi locali e pregiati che prediligono la cura dei dettagli e producono su piccolissima scala, magari con personalizzazioni uniche. Poche cose, di valore che siamo disposti a mantenere nel tempo nonostante la loro inevitabile usura. Paradossalmente, alla lunga, questa diventa anche un’operazione di risparmio economico.
Ritmi di vita: Adottare una mentalità che accetta l’impermanenza e celebra la bellezza delle piccole cose quotidiane, come il sole che filtra attraverso una finestra o una passeggiata in un giardino dove si possono ammirare i piccoli e rapidi cambiamenti delle stagioni.
Conclusione
Wabi e sabi offrono una lente attraverso cui guardare il mondo in modo diverso, apprezzando la bellezza nell’imperfezione e nella semplicità. Integrare questi principi nella nostra vita può aiutarci a creare spazi più armoniosi e una visione estetica più autentica, che celebra ciò che è naturale e transitorio. In un mondo spesso dominato dal perfezionismo, wabi e sabi ci insegnano a trovare il valore nella quiete e nella grazia dell’imperfetto. Sono concetti che possono aiutare a mantenere anche uno stato di serenità mentale di fronte a continui stimoli esterni che ci inducono all’acquisto impulsivo e all’emulazione degli altri, generando senso di angoscia, mancanza e insufficienza rispetto a ciò che siamo e ciò che possediamo. Less is more.
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