Shintoismo e Buddismo: il Giappone è un paese bigotto e religioso? Le differenze tra le due religioni e come convivono
Il Giappone è una terra unica dal punto di vista religioso, in cui due grandi tradizioni spirituali — Shintoismo e Buddismo — convivono in modo affascinante da secoli. Queste religioni, pur avendo origini e principi molto diversi, si sono intrecciate e hanno plasmato la cultura giapponese, influenzando profondamente i suoi valori, l’arte, e le pratiche quotidiane.
Origini e differenze fondamentali
Shintoismo
Lo Shintoismo è la religione autoctona del Giappone, radicata nelle credenze indigene del paese. Il termine "Shinto" significa "via degli dei" (kami-no-michi), e questa religione è incentrata sulla venerazione dei kami, che possono essere divinità, spiriti naturali, o persino antenati. Il concetto di kami è estremamente flessibile: può rappresentare una montagna sacra, un fiume, un albero, o lo spirito di una persona importante. Non c’è un fondatore, né un testo sacro specifico nello Shintoismo, ma piuttosto una serie di credenze e pratiche collettive. La religione si concentra sul legame tra la natura, la purezza, e la comunità.
Buddismo
Il Buddismo è stato introdotto in Giappone dalla Cina e dalla Corea nel VI secolo d.C., ed è una religione filosofica che ha origine in India con il Siddhartha Gautama (Buddha) intorno al VI secolo a.C. La sua dottrina è centrata sulla ricerca dell’illuminazione, il superamento della sofferenza e del ciclo delle rinascite (samsara). I precetti buddisti includono la pratica della meditazione, la moralità, e la saggezza, con l’obiettivo di raggiungere il nirvana — uno stato di libertà dal desiderio e dall’ignoranza. I testi sacri del Buddismo sono i sutra.
Luoghi di culto: templi e santuari
Santuari Shintoisti: I luoghi di culto dello Shintoismo sono chiamati jinja (santuari). Si riconoscono facilmente grazie ai torii, portali sacri che segnano l’ingresso a un luogo dedicato ai kami. Nei santuari si svolgono cerimonie per onorare gli spiriti, pregare per la protezione, e purificarsi.
Templi Buddisti: I luoghi di culto buddisti sono i tera (templi). I templi buddisti sono spesso più complessi nei loro design, con strutture multiple e spazi dedicati alla meditazione, all’insegnamento, e alla venerazione delle immagini del Buddha o di altri bodhisattva. La presenza di un clero più sviluppato ha permesso una maggiore opulenza in questo senso.
Scontro e sincretismo: lo sviluppo storico
Quando il Buddismo arrivò in Giappone nel VI secolo, non fu accolto immediatamente. Alcuni aristocratici giapponesi vedevano la nuova religione come una minaccia alle tradizioni shintoiste e alla legittimità dei clan locali, che basavano la loro autorità sul legame con i kami. Tuttavia, nel tempo, la corte imperiale di Nara adottò il Buddismo come strumento politico e spirituale per rafforzare l’autorità centrale, e il Buddismo divenne una forza influente nella cultura giapponese.
Qui infatti il Tempio Tōdaiji, nota meta turistica, è una figura centrale nella storia del Buddismo in Giappone, specialmente nel periodo in cui questa religione si affermò e si intrecciò con lo Shintoismo. Fondato nel 752 d.C., il Tōdaiji fu voluto dall'imperatore Shōmu (grande sostenitore del Buddismo) come parte di un programma per rafforzare il Buddismo come religione di stato, utilizzando la fede come strumento politico per unificare il paese sotto un’unica guida religiosa e spirituale. Il tempio ospita la statua in bronzo del Grande Buddha (Daibutsu), una delle più grandi statue buddiste al mondo, e divenne il centro del sistema nazionale di templi, chiamato kokubun-ji.
Nel contesto della fusione tra Shintoismo e Buddismo (Shinbutsu-shūgō), il Tōdaiji giocò un ruolo significativo come epicentro della diffusione del Buddismo in Giappone. La sua costruzione non solo serviva a consolidare la fede buddista, ma anche a dimostrare la potenza e la legittimità del governo imperiale. Attraverso il Tōdaiji, l’imperatore cercò di ottenere la protezione del Buddha per il Giappone, rafforzando così il sincretismo tra la protezione spirituale garantita dai kami shintoisti e quella offerta dal Buddismo.
In questo periodo, il Buddismo non era solo una religione importata, ma fu anche profondamente radicato nelle pratiche esistenti, tanto che i templi e i santuari spesso coesistevano fianco a fianco. Il Tōdaiji non faceva eccezione, e il tempio stesso fu costruito anche con la collaborazione e il sostegno di figure legate allo Shintoismo.
Quindi, il Tōdaiji rappresenta non solo uno dei più importanti monumenti buddisti, ma anche un simbolo dell’interazione complessa tra Buddismo e Shintoismo durante la fase cruciale della storia giapponese.
Convivenza e fusione: Shinbutsu-shūgō
Nel corso dei secoli, lo Shintoismo e il Buddismo si sono fusi in una forma di cooperazione religiosa conosciuta come Shinbutsu-shūgō (fusione di kami e Buddha). Questo fenomeno portò alla costruzione di complessi religiosi che combinavano templi buddisti e santuari shintoisti, con l’adorazione di figure buddiste accanto ai kami. In questo periodo, i giapponesi non vedevano contraddizioni nel praticare entrambe le religioni. Per esempio, molti giapponesi si recavano nei santuari per pregare per la protezione dei kami in questa vita e nei templi buddisti per assicurarsi un buon karma per la prossima.
Lotte di potere e separazione (Shinbutsu-bunri)
La convivenza tra Shintoismo e Buddismo continuò pacificamente per molti secoli, fino alla fine del periodo Edo (1603-1868). Con la restaurazione Meiji del 1868, il governo decise di separare bruscamente le due religioni attraverso una politica chiamata Shinbutsu-bunri (separazione di Shinto e Buddismo). Questo processo fu motivato dal desiderio di riportare lo Shintoismo alla sua purezza originaria e di farne la religione di stato del Giappone. Molti templi buddisti furono distrutti o convertiti in santuari shintoisti, e i monaci buddisti persero il loro ruolo centrale nelle cerimonie statali. Questo era strumentale al piano di ricostruzione dell’impero per unificare culturalmente il Paese e competere con le forze straniere sempre più presenti in Asia. Come sappiamo, da questo nacque molta violenza e distruzione ed è un monito che ci deve ricordare che unire e convivere pacificamente e con spirito di collaborazione, è sempre la scelta migliore per costruire una società fondata sulla pace e il rispetto.
Convivenza contemporanea
Nonostante questo tentativo di separazione, oggi lo Shintoismo e il Buddismo continuano a convivere pacificamente in Giappone. Molti giapponesi praticano entrambe le religioni: visitano i santuari shintoisti per cerimonie legate alla vita quotidiana, come matrimoni o festività stagionali, mentre si recano ai templi buddisti per i funerali o per commemorare gli antenati. Questa duplice adesione dimostra il pragmatismo e la flessibilità spirituale del popolo giapponese, mai limitato da una visione monoteistica ed esclusiva della spiritualità.
Differenze nei precetti e nelle pratiche
Shintoismo: Lo Shintoismo non ha un fondatore o un testo sacro. È una religione fortemente legata al culto della natura e agli spiriti kami. Il concetto chiave è la purezza: molte cerimonie shintoiste, come la purificazione con l’acqua all’ingresso dei santuari, si concentrano sulla pulizia spirituale. Da qui nasce l’estrema attenzione all’igiene pubblica e personale in Giappone, permessa anche dall’abbondanza di acqua.
Buddismo: Il Buddismo, d’altra parte, ha regole più strutturate basate sugli insegnamenti del Buddha. Si focalizza sulla sofferenza e sul modo di superarla attraverso l’illuminazione. Le pratiche includono la meditazione, il rispetto di regole morali come il non uccidere, e il distacco dai desideri materiali. Da qui nascono alcuni comportamenti chiave del buddismo come la dieta vegana e priva di vizi ed eccessi, una vita ricca di disciplina.
Un equilibrio armonico
Nonostante le differenze di fondo, Shintoismo e Buddismo sono riusciti a coesistere in Giappone grazie alla loro complementarità. Lo Shintoismo offre una connessione spirituale con la natura e gli eventi della vita terrena, mentre il Buddismo offre un percorso verso la liberazione dalla sofferenza e dal ciclo delle rinascite. Insieme, queste due religioni rappresentano il cuore della spiritualità giapponese, offrendo una comprensione profonda della vita e della morte e soprattutto un atteggiamento rispettoso nei confronti dell’ambiente che ci circonda e degli altri.
In sintesi, la fusione e la coesistenza di Shintoismo e Buddismo in Giappone mostrano come due tradizioni religiose possano arricchirsi a vicenda e prosperare insieme, mantenendo al contempo le loro caratteristiche distintive in quanto il “divino”, non è posto nel cielo, lontano dalla Terra e dall’uomo ma è nella natura che ci circonda e il Nirvana è accessibili a tutti, in quanto Buddha era un uomo proprio come noi.
Può dunque il Giappone essere considerato bigotto?
No, il Giappone non può essere considerato un paese bigotto nel senso in cui si intende questo termine in Occidente. Il termine "bigotto" generalmente descrive un atteggiamento rigido e intollerante nei confronti di credenze religiose o pratiche diverse, spesso con una visione moralistica e intransigente. Al contrario, il Giappone è noto per il suo pragmatismo religioso e una certa laicità nella vita quotidiana, frutto di secoli di sincretismo tra lo Shintoismo e il Buddismo, e di una visione meno dogmatica della religione.
Come abbiamo visto nel caso del Shinbutsu-shūgō, il Giappone ha storicamente dimostrato una notevole flessibilità e apertura nell'integrazione di diverse tradizioni spirituali. Gli individui possono partecipare a cerimonie buddiste, come i funerali, e allo stesso tempo visitare santuari shintoisti per pregare per il buon auspicio nella vita quotidiana, senza che ciò venga considerato contraddittorio. Questo pragmatismo, che permette la coesistenza e la commistione tra tradizioni diverse, riduce la possibilità di atteggiamenti bigotti.
Religione e vita quotidiana
Un altro fattore importante è il ruolo della laicità nella società giapponese contemporanea. La religione, sebbene faccia parte della vita culturale, spesso non ha una forte influenza morale o politica sulla vita privata degli individui, come potrebbe avvenire in società più rigidamente religiose. Molti giapponesi si considerano non praticanti o non religiosi nel senso occidentale, pur partecipando a riti religiosi o tradizionali per le grandi occasioni (matrimoni, funerali, Capodanno). La spiritualità giapponese è quindi spesso più legata alla tradizione e alla cultura che a un sistema di credenze dogmatiche.
Mancanza di moralismo
Infine, il Giappone è noto per la sua relativa tolleranza rispetto a questioni sociali che in altre culture possono essere motivo di rigidità morale, come l'atteggiamento verso il sesso o il consumo di alcolici. Sebbene ci siano regole sociali non scritte e aspettative comportamentali (spesso collegate al concetto di giri o obblighi sociali), queste non sono generalmente legate a rigidi precetti religiosi.
Conclusione
Il Giappone dunque non può essere considerato un paese bigotto. Piuttosto, è un paese che valorizza la flessibilità e la tradizione, con una visione della religione molto più fluida e laica rispetto ad altre nazioni.
Visitare il Giappone non è solo un viaggio attraverso panorami da cartolina ed esperienze gastronomiche uniche e affascinanti, è anche e soprattutto uno scontro profondo tra culture ancora oggi diverse. Questa forma di spiritualità così diffusa, normale e plurale che mischia Shintoismo e Buddismo è estremamente diversa rispetto alla rigidità dei dogmi cattolici e più in generale dalle fedi monoteiste. Questo permette a tutti, indipendentemente dalla fede o cultura, di emozionarsi e imparare qualcosa avvicinandosi ai luoghi di culto in Giappone e soprattutto di sentirsi accolti e non giudicati.
Qui infatti non servono battesimi o altri sacramenti, perché sono luoghi dedicati alla natura che ci circonda e ci dona la vita e i riti sono volti al purificare la mente per garantire benessere psicofisico. Sono di fatto due filosofie molto pragmatiche nonostante la presenza di elementi folkloristici e metafisici, e questo le rende estremamente accessibili e universali.
Spero tu possa avvicinarti allo Shintoismo e al Buddismo con curiosità e rispetto e tornare in Italia con una mente nuova e rinvigorita da precetti e modi di interpretare la vita e la realtà inediti e diversi rispetto a quelli presenti nelle culture occidentali.
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